venerdì, settembre 22, 2006

Giulini e Il Trovatore


Ascolto Il Trovatore diretto da Giulini (inizierò le prove dopodomani a Cremona). Conoscevo quello in studio con Domingo, una ballata romantica di infinita fantasia e nobiltà, il vero Trovatore notturno e incantato, a differenza di altri Trovatori più recenti, annunciati "lunari" e in realtà diretti e suonati alla garibaldina. Ma adesso sento Il Trovatore dal vivo, Covent Garden 1964, con un buon cast (Prevedi, Jones, Simionato, Glossop, Rouleau). Registrato un po' fortunosamente, si può scaricare in mp3 a questi link:


Questo Trovatore ribalta tantissimi luoghi comuni su Giulini. E' uno dei più gagliardi e scatenati che abbia mai sentito. Non una frase volgare, non un effetto gratuito (e ce ne sono, di questi e di quelli, persino nelle stupende versioni di Karajan): ma teatralità quasi violenta, estroversa, virile, battagliera. Alcuni tempi sono velocissimi ("Deh rallentate o barbari" è al limite della follia, stanno insieme per miracolo), ma sono soprattutto i rapporti fra i diversi stacchi a generare lo scatto, l'impeto. Per esempio Giulini prepara "Di quella pira" stringendo l'introduzione e accelerando in modo frenetico l'ultima pagina prima della cabaletta: l'effetto è vertiginoso, e "Di quella pira" guadagna moltissimo a essere staccata in modo non forsennato ma lievemente ritenuto, in modo da dare peso ed energia all'accompagnamento. D'altra parte tutto ciò non fa che realizzare le prescrizioni di Verdi (metronomo = 100 la semiminima!), cosa che non fanno direttori che si presentano come custodi del Verbo originale. Secondo loro, infatti, quel che scrive Verdi non conta nulla, e si può staccare la cabaletta a 144 la semiminima (con un bell'accompagnamento leggero leggero): l'effetto avvicina la pagina a Begin The Beguine di Cole Porter, che tutti adoriamo ma che non immaginiamo cantata da Manrico.

Insomma, Giulini si fa forte delle indicazioni di Verdi e realizza in modo coerente il passo narrativo e drammatico (nella più narrativa fra tutte le opere di Verdi: dall'inizio alla fine non si fa altro che rammemorare un passato oscuro e incombente). Il "come" poi lo faccia attiene al suo prestigio e alla sua grandezza, cui una volta di più ci si inchina.

A proposito di fedeltà alle indicazioni di Verdi, uno dei direttori che ho trovato più fedele è Sinopoli (chi l'avrebbe detto?) che nel suo Trovatore di Monaco (dal vivo, Cd Orfeo) è di una discrezione e di un'umiltà sorprendenti. Naturalmente rispettare le indicazioni dinamiche (per fare solo un esempio) porta a ridurre gli effettacci volgari di tanta tradizione, e ad avvicinare la commozione per quest'opera sfumatissima, atmosferica, scritta come dipingevano i maestri delle infinite velature.

1 commento:

Le comte Ory ha detto...

Davvero interessanti e condivisibili, caro maestro, le Sue osservazioni sul Trovatore di Giulini ma vorrei tanto sapere a chi si riferisce laddove Ella parla di Trovatori fedeli a Verdi a parole ma parkeriani nella realtà (sonora) dei fatti. Sennò non vale!
Con i sensi della più profonda stima...