giovedì, settembre 21, 2006

Si riparte da Parma

Ieri, prima prova della nuova stagione. A Parma, con l'Orchestra Toscanini: programma composito, Mozart: Sinfonia n. 39, Shostakovich: Secondo Concerto per pianoforte, Castiglioni: Intermezzo; Schumann: Ouverture da 'Genoveva'. Non l'ho scelto io ma mi piace e, mi pare, funziona per un certo equilibrio fra i pezzi. Di Castiglioni, che io sappia, non esistono registrazioni: l'ho studiato al pianoforte e mi ha fatto l'impressione di un Klavierstueck alla primo Schoenberg. Con l'orchestra è diverso: la scrittura frammentata diventa più dura, paradossalmente è più facile legare gli elementi al pianoforte, che pure non sostiene i suoni. Alcuni, in orchestra, mi dicono che è un pezzo interessante; alla più parte non piace. Troppi vuoti, troppe zone d'aria. Poco suono. Eppure dovrebbe essere questa la sua ragione poetica (l'indicazione di tempo è "So zart wie moeglich"). Spero di ottenere più colore alla seconda prova, ma è un pezzo difficile, dove i silenzi dovrebbero parlare come i suoni.

Con gli altri pezzi tutti sono più coinvolti. In Schumann tengo un tempo più veloce che in alcune registrazioni che ho sentito (Kubelik, Masur): dovrebbe emergere una certa dimensione nevrotica, con scatti improvvisi, illuminazioni, barbagli di suono. Eppure, con tutta la nevrosi di Schumann, la cosa più bella è la costruzione di tutto il brano su due cellule (la prima è in do minore nell'introduzione, e sfolgora in do maggiore alla chiusa), con una coerenza, una solidità, una continuità formidabile. Non so se sia mai stata commentata l'orchestrazione di questo brano, ma alla prima lettura con l'orchestra mi sembra suoni benissimo, senza bisogno di accorgimenti e aggiustamenti: equilibri perfetti, dinamiche soppesate e "scritte" in modo efficace. Due passi difficili per gli archi.

Ciò che mi diverte di più è il Concerto di Shostakovich, perché nel secondo movimento (che per l'orchestra è facile e che al pianista domanda soprattutto bellezza di suono) faccio suonare l'orchestra da sola e suono io la parte pianistica (studiata al momento, più o meno, ma non è pericolosa). Questo Shostakovich che rifà Rachmaninov o gli sdilinquimenti dei film è curiosissimo. E' tutto un "come se" (quel che Adorno dice della Quarta di Mahler), tutta un'antifrasi, o forse no, si è rilassato un momento ed è uscito quel dono melodico che era formidabile nel giovane Shostakovich (Prima Sinfonia, movimento lento). Di tutti i pezzi del programma si può dire che rappresentano la parte stilisticamente più inafferrabile di ciascun autore (certo lo si può dire della n. 39 di Mozart, tremendamente difficile).
(La sera, indolenzimento alla spalla destra, come sempre quando riprendo a lavorare dopo qualche settimana. E' un dolore che conosco, e gli sorrido al momento di coricarmi).

3 commenti:

Le comte Ory ha detto...

Complimenti per il blog. Vorrei solo precisare che Barenboim ha detto non esservi nulla che va OLTRE la musica.

Francesco Maria Colombo ha detto...

Rimetto subito a posto la citazione del sommo Daniel!

Unknown ha detto...

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